Ragazzi sempre sui social, cosa fare?

Ragazzi sempre sui social, cosa fare?

Ragazzi sempre sui social, che fuggono appena possono e passano ore a fissare uno schermo.

Le pessime notizie di cronaca e la vista dei figli che cambiano sotto i nostri occhi ci portano a credere che gli smartphone siano un oggetto pericoloso. Non è così. Quella che abbiamo davanti è semplicemente l’adolescenza.

Lamentarsi di un figlio che passa più tempo sui social che non interagendo in famiglia non è diverso da quando, una volta, si sbottava: “passa più tempo con gli amici che non in casa!”.

 

 

I social non sono il demonio

 

Secondo un’indagine ‘social warning’ su un campione di 10mila ragazzi e ragazze tra i 12 e i 16 anni, l’86% utilizza i social più volte al giorno.
Ma cosa fanno questi ragazzi? In ordine: guardano YouTube (92%) che è la tv di una volta; si parlano su whatsapp (89%) e si seguono su instagram (62%).

Ti chiederai: "Ma quindi, cosa fanno veramente?

È semplice: socializzano. Ne hanno bisogno fisiologicamente, per la crescita e per istinto di specie, ancor più degli adulti. Inoltre, sono nativi digitali, sono cresciuti osservando gli adulti connessi a tablet, cellulari e pc. Oggi fanno quello che hanno imparato. Hanno cambiato la forma, ma non la sostanza delle relazioni.

Non serve temere questa traslazione delle relazioni online. Non si tratta di vita finta: è reale tanto quanto la piazza e il muretto. Questo perché virtuale non è il contrario di reale, è semplicemente diverso ed è l'evoluzione della società. Ma non c'è da allarmasi: già con il lockdown del 2020 i ragazzi hanno mostrato quanto sia importante per loro abbracciarsi e toccarsi. Conoscono il valore della fisicità e delle esperienze vissute in presenza. Hanno solo espanso la possibilità di mettersi in contatto con i loro amici.

 

I rischi dei social

 

Appurato che i social non sono un demonio, è giusto avere a mente che esistono rischi. Sono però gli stessi che appartengono alla nostra società, ovvero pre-esistenti.

Il più temuto è l’adescamento sui social, un fenomeno che si attesta all’8%. Ben più presente il cyberbullismo (40%) che deriva dal bullismo, già presente nelle scuole. I rischi sui social, dunque, non sono né più pericolosi, né più probabili di quelli che potrebbero accadere in strada.

 

 

Come comportarsi

 

✅ Servono regole d’ingaggio, non per i social, ma per stare al mondo. L'educazione è trasversale, punta a costruire la persona e non a controllare gli spazi che vive o gli strumenti che usa.

Dai valore ai valori. Crea dei punti di riferimento che servano ai giovani per crescere, senza invadere la loro vita. E fissa le regole. Puoi creare delle free zone smartphone, come ad esempio escluderlo durante i pasti, per connettersi con i ragazzi guardandoli negli occhi, sostenere le relazioni e far sapere loro che noi ci siamo.

 

 

 

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Michelle Castenetto
michelle.castenetto@gmail.com
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