30 Giu Lavoro e maternità sono davvero inconciliabili?
Quando si mettono insieme le parole lavoro e maternità nella stessa frase spesso è per sindacare la totale incompatibilità delle cose. Un problema sopratutto sociale e culturale, ma che ha risvolti sul piano del pensiero individuale. Molte donne, infatti, sono le prime a credere che sia necessario scegliere tra carriera e famiglia.
Secondo recenti statistiche, ben il 75% delle mamme decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alla dimensione domestica. Un’evenienza che nello spaccato maschile si verifica in una percentuale molto minore (27%). Questo perché le possibilità concrete di conciliare lavoro e maternità sono ancora poche e perché si registra una disparità retributiva che rende conveniente che sia l’uomo a produrre il reddito.
Naturalmente, giocano la loro parte anche cultura, società e stereotipi. Nel pensiero dominante vige ancora una divisione di ruoli tra maschile e femminile e di (presunte) rispettive mansioni. Così, se è difficile che un uomo possa dire addio all’ufficio, per una donna la faccenda è molto più complessa.
Cosa ci condiziona nella scelta tra lavoro e maternità
Essere una donna lavoratrice significa muoversi all'interno di una minoranza, persino senza figli. In tutti gli ambienti, l'affermazione della parità di genere è ancora una lotta aperta e le differenze di trattamento si amplificano con la nascita del primo figlio. Già al momento dell'annuncio, la futura mamma percepisce, in genere, la sensazione di dover dimostrare qualcosa in più. Si accende quella tendenza a temere le critiche e a percepire la gravidanza come un aspetto di debolezza sul quale colleghi e superiori potrebbero infierire. Con il passare del tempo, le cose possono complicarsi. Una donna che decide di proseguire nell'impegno dedicato alla carriera potrebbe sentirsi malvista da tutti i punti di vista, come fosse sotto un assedio senza vie di fuga. Da un lato, l'acuirsi del giudizio a lavoro sulla presunta minore produttività, dall'altro il dito puntato di chi accusa di privilegiare egoisticamente il lavoro ai doveri familiari. È significativo che molto spesso siano le stesse donne ad aizzarsi contro le mamme: segno che la maternità è effettivamente vissuta in maniera ambivalente tra chi crede che sia il bene assoluto da proteggere e chi, inserito nella stessa minoranza, non sopporta che possa diventare un vantaggio competitivo.
Nella stretta dimensione della maternità, una donna che lavora può subire l'auto accusa di negligenza. Ci si avverte come una cattiva mamma per il tempo che si sottrae alla relazione con il bambino e ci si mette profondamente in discussione. Inoltre, può capitare di incappare in forme d'ansia, anche gravi, per lo stress di dover conciliare lavoro e maternità. Il risultato è di non sentirsi mai pienamente dove si è, né in un ufficio né a casa, con l'angoscia di non tenere il passo dei doveri.
Il peso della scelta (e come sostenerla)
Sacrificare il lavoro per la famiglia potrebbe essere una scelta che paga inizialmente, quando il bambino ha bisogno di te, ma a lungo andare potrebbe farti sentirti frustrata o generare rimpianti. La verità è che hai il diritto ad essere mamma senza rinunciare alla tua realizzazione professionale. Ecco come puoi aiutarti a non sentirti in colpa:
➖ coltiva dei rituali. Scegli dei momenti esclusivi per te e il tuo bambino, come leggere la favola della buonanotte, preparare una cena e passare la serata insieme;
➖ rassicura tuo figlio sull’amore che provi per lui, facendoti trovare pronta a ribadirlo (con parole, manifestazioni di affetto e condivisione) ogni volta che ne ha bisogno.
➖ liberati dai cliché. Tu per prima devi rompere gli argini che la società ti impone.
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