Ragazzi e videogiochi, quanto tempo con la play?

Ragazzi e videogiochi, quanto tempo con la play?

Non esiste una regola scientifica per stabilire quale sia il giusto rapporto tra ragazzi e videogiochi.  Ad oggi, infatti, non abbiamo dati, né sufficienti elementi definitivi, per stabile se, e quanto, i devices tecnologici siano nocivi per la salute dei giovani.

✅ Quando ci si chiede quanto tempo è giusto che il proprio figlio stia davanti alla Playstation, bisogna ricordarsi che siamo nella sfera dell’educazione. La cornice entro la quale muoverci è quella di sani valori, dove lo stile di vita sia dinamico e di qualità.

 

Ragazzi e videogiochi: conta lo stile di vita

 

Nella funzione educativa, i genitori sono chiamati ogni giorno a ricordare, far rispettare o adeguare le regole. Chiedere ai figli di adeguarsi a dettami ferrei, senza mai considerare che ci possano essere eccezioni, non va mai bene. La vita è piena di variabili e bisogna sempre essere pronti a valutare ogni singola situazione. Prendiamo l'esempio del Covid e teniamo il tema del rapporto ragazzi e videogiochi. Se prima dell'emergenza sanitaria avevi imposto loro orari e tempo di permanenza davanti alla Play, necessariamente avresti dovuto rivedere quelle regole. Il principio generale, infatti, è che se cambia la situazione, deve poter cambiare l'ingaggio. Altrimenti non farai che aizzare rabbia (e a ragione!). Questo vale per tutto, dalle piccole alle grandi cose.

Posto che la flessibilità fa parte dell'educazione, lo è anche insegnare a rispettare i valori che decidi di trasmettere loro. Nella funzione genitoriale il tuo compito principale è offrire principi chiari e duraturi sui quali possano imparare a misurare le proprie scelte. Uno stile di vita sano, dove il tempo ludico del videogioco è ben bilanciato con lo sport, la socialità e gli impegni scolastici è il miglior messaggio che puoi promuovere.

 

I videogiochi non sono il demonio

 

Nel corso della mia attività con i ragazzi, soprattutto giovani atleti che seguo in ambito sportivo, mi capita spesso di dover tranquillizzare genitori molto preoccupati. Recentemente, dopo un anno di pandemia, ho studiato più a fondo il rapporto tra ragazzi e videogiochi grazie a una collaborazione tra i miei studenti dell'Università Cattolica di Milano e l'Aurora Desio 1922 calcio. La società era preoccupata che la lunga permanenza in casa, a stretto contatto con i videogames e la socialità virtuale, avesse privato i giovani della voglia di tornare in campo. Tecnicamente, si temeva il così detto drop-out (ho avuto modo di approfondire i rischi correlati al Covid in questo articolo), un fenomeno storico che non è altro che l'abbandono giovanile dello sport.

Abbiamo condotto una ricerca su 250 giovani calciatori tra i 12 e i 16 anni e sui rispettivi genitori. È emerso che il 94% dei ragazzi è un gamer che ha aumentato il tempo di gioco durante il lockdown, ma anche che il 97,6% tornerà a giocare a calcio nella prossima stagione. Questo ci dice che molto spesso i giovani, se opportunamente educati, conoscono il valore di ciò che li fa stare bene. In periodi in cui risultano chiusi in casa è normale che ricorrano alle distrazioni disponibili. Puoi leggere un articolo di stampa dedicato alla ricerca a questo link.

 

Se, invece, la tua preoccupazione deriva da quella che percepisci come un'oggettiva esagerazione, allora occorre valutare principalmente due cose: ci sono motivi per i quali tuo figlio preferisca isolarsi? È stato cresciuto nella dinamica funzionale di impegno scolastico, relazioni e sport?

 

L'importanza delle regole e del buon senso

 

Dietro un'abbuffata continua e puntuale di videogames può nascondersi un problema. Tuttavia, si tratta di situazioni soggettive, da indagare personalmente. Se, invece, stai cercando di capire quale possa essere un metro di misura pedagogico, posso darti alcuni spunti:

Scegli cosa proporgli. Ogni famiglia è chiamata ad impostare l’educazione dei figli sulla base di abitudini, doveri, impegni, piaceri, attività sportive.
Poi bisogna ascoltare ciò che vorrebbe lui/lei e 👇

Negozia. Puoi presentargli alcune attività come imprescindibili (come lo sport e lo studio), ma sii pronto ad accettare che lui/lei preferiscano altro. Parlatene e trovate compromessi: i muri eretti in fase infantile, saranno ancora più spessi durante l’adolescenza. Abituali al dialogo.

Valuta la situazione. Se è stata stabilita una regola, devono esistere le deroghe: è buon senso e tuo figlio lo capirà. In momenti in cui i ragazzi sono più in casa, come durante il Covid, o anche in casi di malattia; in periodi in cui sono sotto stress per qualsiasi motivo, mostrare flessibilità li fa sentire capiti e aiuta a saldare i rapporti.

Per orientarti nella valutazione della qualità del rapporto tra tuo figlio e i videogiochi puoi porti queste semplici domande:
✔️ hai modo di verificare quanto effettivamente stia con la console accesa o ti basi su una tua percezione?
✔️Ti sembra che ci siano variazioni sul ritmo sonno/veglia?
✔️Ti sembra che i videogiochi interferiscano con altre attività familiari o scolastiche?
✔️ Consuma cibo mentre gioca?

In questi casi, è giusto intervenire ma ricordando una cosa molto importante: non puoi pretendere ciò che non fai tu per primo.

 

Il valore dell'esempio

 

Lo ricordo sempre a tutti i genitori: conta molto di più ciò che fai rispetto a ciò che dici. L'emulazione, infatti, è una delle strategie innate dell'essere umano per l'apprendimento e l'evoluzione. I tuoi figli, dunque, siano essi bambini o adolescenti, faranno quello che fai tu. Se passi la domenica davanti alla tv o porti il cellulare a tavola, non potrai negargli i videogiochi, né imporgli regole di sorta. Ciò che vale per loro, deve valere prima di tutto per te.

Questo ci porta al concetto di coerenza, sacro in ogni funzione educativa. Vale per tutti gli ambiti di vita: più saprai impersonare ciò che chiedi loro di essere, più è probabile che interiorizzino i tuoi insegnamenti.

Michelle Castenetto
michelle.castenetto@gmail.com
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