07 Giu Coming out a lavoro, come e quando?
Fare coming out a lavoro non è scontato né nella possibilità, né nei modi, né nei tempi. Non lo fanno tutti e, tra chi decide di svelarsi, ciascuno affronta il percorso a modo proprio. Secondo recenti ricerche sembra che i giovani che passano dalla scuola al mondo del lavoro preferiscano nascondere l'orientamento sessuale e che solo 1 su 3 si dichiara fin da subito. Dopo l’inserimento nella vita produttiva, 1 su 2 riesce a uscire allo scoperto.
Chi sceglie di rimanere nascosto sul luogo di lavoro, solitamente lo fa per paura di venire discriminato, con ripercussioni sulla carriera. Questo orientamento è fortemente influenzato dalla cultura d'origine. Nell’immaginario comune, infatti, ci sono posti di lavoro in Italia dove è più sicuro fare coming out e altri dove sembra meglio escluderlo. Tuttavia, la verità è che a fare la differenza sono le relazioni con capo e colleghi: se sono buone, saranno funzionali per l’accettazione della “diversità”. I muri dell’imbarazzo e degli stereotipi, infatti, cadono più facilmente quando abbiamo la possibilità di guardarci negli occhi e conoscerci.
Cosa considerare per decidere se fare coming out a lavoro
Il processo di coming out non è mai semplice. Nello psico_bigino ne abbiamo parlato più volte, sia in termini generali che nell'ambito delle relazioni di amicizia, arrivando a considerare la possibilità che si venga respinti. Ci sono dei punti in comune tra tutti i contesti nei quali può avvenire un coming out e sono: cosa c'è intorno, che aria tira, tu come ti senti.
A lavoro non è diverso. La prima cosa da valutare è che tipo di cultura aziendale esista e qual è la posizione dei colleghi: c'è più spinta verso il rispetto della diversità e l'inclusione, o percepisci rigidità, chiusura e diffidenza? Studia come si pone la tua azienda nei confronti della comunità LGBT+. Valuta se ci sono valori espressi o regna l’indifferenza o, addirittura, una discriminazione strisciante.
Questo tipo di osservazione non sarà definitiva per le tue decisioni ma, almeno, ti darà la misura di cosa dovrai aspettarti.
Come comportarsi in caso di coming out a lavoro
Come detto più volte, ciascuna situazione è diversa anche perché, e forse soprattutto, noi stessi siamo unici e irripetibili. Tuttavia, ecco alcune dritte su come fare coming out a lavoro.
➖ Trova un alleato. Apriti con un collega con cui hai un buon rapporto e intavola con lui una discussione sulla possibilità di rivelarti in azienda, è possibile che già lo sappiano e nessuno lo dica.
➖ Attualità. Usa notizie di cronaca come pretesto per sentire le campane dei tuoi colleghi.
➖ Naturalezza. Solo quando deciderai che è il momento di raccontarti allora sarai pronto a sentirti libero. Quando lo farai, esprimiti nel modo più naturale possibile.
➖ Semplicità. Inutile girarci troppo intorno, usa parole dirette e chiare senza riferirti all’alba dei tempi. Puoi partire da un aneddoto come, ad esempio: “il mio compagno mi ha portato in un ristorante ottimo che ti consiglio”.
Come tutti i coming out, anche a lavoro c'è una componente di rischio nello svelare il proprio orientamento sessuale. Spaventarsi a priori non serve, anche perché la posta in gioco è troppo alta: la nostra libertà ha un immenso valore e rinunciarci deve essere sempre una scelta ponderata. Poter essere se stessi, infatti, significa “portarsi in giro interi”; restare nascosti a lavoro è, invece, una scelta che frammenta la percezione di sé. Ci sono contesti dove davvero questo è il male minore. Ma se a bloccarti è solo paura, fatti coraggio e indaga l’ambiente per uscire allo scoperto.
Se in questo percorso dovessi sentire il bisogno di un sostegno, sappi che è del tutto normale. Uno psicologo può aiutarti a soppesare la situazione o, se ne fossi vittima, a gestire qualsiasi forma di discriminazione o ostilità.
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